Come stavamo dicendo nonostante
non abbia mai avuto figli e non abbia mai dimostrato di gradire particolarmente
la compagnia dei bambini, Eglantyne è riuscita non solo a salvare milioni di
loro abbandonati alla fame in seguito alle devastazioni della Prima Guerra
Mondiale, ma ha anche definitivamente cambiato lo sguardo degli adulti sul
mondo dell’infanzia. L’importanza del suo ruolo nella realizzazione di tutto
questo è testimoniato dalla sua immensa eredità: Save the Children, la più grande organizzazione indipendente che
opera in tutto il mondo per l’attuazione dei diritti dei bambini e delle
bambine, e il riconoscimento di questi stessi diritti da parte delle Nazioni
Unite che oggi li sanciscono in una dichiarazione ratificata da quasi tutte le
nazioni del mondo. Nonostante l’enormità del debito che abbiamo nei suoi
confronti, oggi però la sua storia è poco conosciuta. L’affermazione può
sembrare paradossale eppure è la sua stessa biografa a rivelarlo, indicando in
una fotografia, un paragrafetto a lei dedicato sul sito web
dell’organizzazione, nella sua vecchia macchina da scrivere e nel nome di una
sala riunioni, tutto ciò che della sua memoria restava nella sede di Save the Children in cui lei stessa
operava.
Nel primo capitolo del suo libro
Clare Mulley ci racconta il suo primo vero incontro con Eglantyne. In quel
periodo si stava occupando di un campagna di raccolta fondi per Save the Children che si presentava
particolarmente difficile. Il problema non era tanto nei programmi proposti,
quanto piuttosto nel fatto che la gente aveva cessato di ascoltare. Le
organizzazioni umanitarie in favore dei bambini si erano moltiplicate, ma i
grandi donatori cui potersi rivolge erano grosso modo gli stessi e questi
cominciavano a sentirsi oppressi e a rifiutarsi di prestare aiuto. Come
conseguenza dopo qualche settimana in cui continuava a ricevere solo rifiuti,
Clare cominciava a dubitare e a scoraggiarsi fino a quando una frase di
Eglantyne cambiò completamente la sua prospettiva: “il mondo non difetta di
generosità, bensì di immaginazione e per di più è tremendamente occupato”.
Rendere le persone consapevoli e partecipi dei problemi, questa era la
genialità di Eglantyne.
Clare scoprì così che la
genialità di Eglantyne era racchiusa nella sua capacità di catturare
l’immaginazione della gente rendendoli al tempo consapevoli dei problemi
dell’umanità e fiduciosi di poter contribuire personalmente alla loro
risoluzione. Fu proprio per questa scoperta che la Murrey si meravigliò ancor
di più dell’oblio in cui la sua memoria era caduta. Le prime notizie sulla vita
privata di Eglantyne che la sua nuova biografa riuscì a reperire, erano
contenute in una scheda, compilata dagli archivisti di Save riguardante le Trentaquattro cose che non sapete di
Eglantyne Jebb. Scorrendola venne così a conoscenza di alcuni aspetti
curiosi della sua personalità quali il suo temperamento estremamente
battagliero da bambina, o la sua enorme distrazione da adulta tale da farle
dimenticare persino la meta dei suoi spostamenti. Adorava le arrampicate in
montagna e ballare e si dedicava alla scrittura di pessimi romanzi d’amore,
ebbe molte delusioni sentimentali e non fu certo la migliore raccoglitrice di
fondi! Si trattava dunque di un’eroina piuttosto fragile, e forse proprio per
questo molto più simpatetica. Ma fu solo nel 2001 quando sospese il lavoro per
la maternità, che la Murrey decise di approfondire la conoscenza.
Il primo scritto biografico su
Eglantyne risale a due anni dopo la sua morte e fu redatto con la
collaborazione della sorella Dorothy. Il libro era intitolato La fiamma Bianca a sottolineare il
grande fervore e l’incredibile ammirazione che Eglantyne aveva per il suo
lavoro. Successivamente comparvero altri scritti per lo più poco noti dai quali
si può tuttavia ricavare una cronologia degli avvenimenti principali della sua
vita. Ciò che salta maggiormente agli occhi è il suo interesse per le
problematiche sociali e la volontà di intervenire attivamente in esse che la
portarono a sperimentare diverse forme di volontariato. In particolare risulta
costante la lotta nei confronti delle idee conservatrici e delle leggi
oppressive dell’epoca in cui visse. Dotata di un indubbio carisma riuscì a
portare dalla sua parte non solo l’aristocrazia inglese, ma perfino il Papa e i
governi bolscevichi. Costante fu il suo impegno nell’ informare l’opinione
pubblica di quale fosse la reale situazione sociale, sfidando la censura
governativa fino all’ arresto. La forza nel portare avanti i suoi progetti risulta
tanto più ammirevole se si pensa al clima di sottomissione culturale e
giuridica in cui le donne dell’epoca erano costrette a vivere, escluse
dall’ istruzione e dal mondo del lavoro, relegate al solo ruolo di moglie e
madri, avevano come unica possibilità di affermazione sociale il contrarre un
buon matrimonio, ma anche in questo caso il miglioramento era solo effimero
perché all’ autorità paterna non si sostituiva la libertà individuale, ma un
nuovo padrone: il marito.
Considerando tutto questo viene
dunque spontaneo domandarsi perché mai Eglantyne abbia tenacemente coltivato il
suo obbiettivo arrivando perfino a danneggiare la sua salute. Perché non ha
scelto la strada canonica dell’affermazione sociale: perché non si è sposata?
perché non ha avuto figli? Sappiamo che soffriva di instabilità emotiva, come
molte donne all’ epoca e quale logica conseguenza del clima di repressione in
cui erano costrette a vivere, ma chi era in realtà Eglantyne?
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